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Valentina Amato e la cucina abbinata all’arte bianca

Valentina Amato e la cucina abbinata all’arte bianca

È solare, dinamica, innamorata della sua famiglia. Valentina Amato, pugliese ma calabrese d’adozione, è una donna che dalle difficoltà della vita è riuscita a imparare, scegliendo di combattere per vincere. Ed è così che si è riavvicinata al mondo del cibo, passione che alimentava già dagli anni degli studi a Roma.

L’amore l’ha portata a Catanzaro e qui nel 2013 ha deciso di dare una svolta alla sua vita aprendo un blog e una scuola di cucina (entrambi si chiamano Il Piatto Giusto): “Ho iniziato per ricominciare – spiega – scegliendo un lavoro che mi permettesse di essere flessibile, di avere tempo da dedicare alle mie figlie e di realizzare i miei sogni”.

Il Piatto Giusto è una scuola di cucina a 360° in cui si propongono anche corsi con abbinamenti cibo e vino dal momento che Amato è diplomata sia sommelier che barman. “Da marzo a maggio – racconta – abbiamo ovviamente bloccato tutto, ma adesso siamo pronti a riaprire con tutte le precauzioni del caso. I corsi ripartiranno il 3 ottobre e il primo sarà legato alla panificazione, ma ci saranno anche quelli di cucina amatoriale e un corso dedicato agli stranieri che organizzeremo online”.

Docente di corsi amatoriali, Valentina Amato è però anche responsabile della Federazione Italiana Cuochi per la città di Catanzaro e, proprio per la Fic, organizza corsi professionali specifici per la federazione. “Dopo alcuni anni dedicati alla cucina – racconta con entusiasmo – è scattata in me la passione per l’arte bianca: ho imparato molte cose sul posto collaborando con un molino locale che utilizza prevalentemente grani antichi e poi ho iniziato a studiare per conto mio frequentando numerosi corsi.

Sono stata spesso in Campania, sono diventata istruttore pizzaiolo e lavoro sulle fermentazioni spontanee legate alla panificazione: adoro la cucina abbinata all’arte bianca”. Valentina Amato ama utilizzare la farina giusta per ogni preparazione: “Credo di aver provato tutte le farine di Bongiovanni che non uso solo per la panificazione, ma anche per preparare la pasta, le pizze e i dolci”, commenta.

Ma che cosa ama di più di questo lavoro? “Amo il fatto che in cucina vengano coinvolti tutti i sensi e con questo intendo anche l’udito. Ascoltando l’acqua che bolle – spiega – io so quando la pasta è cruda o cotta mentre da come le cose friggono capisco se la temperatura è troppo alta. Amo preparare i lievitati perché toccando l’impasto riesco a capire se l’idratazione è giusta: toccarli, maneggiarli mi rilassa.

Utilizzando la farina mi sembra di creare dal nulla, vedo le cose trasformarsi e poi succede una cosa bellissima: occorre avere pazienza perché non si possono forzare i tempi di ciò che si sta trasformando e poi non puoi permetterti di sbagliare. È l’impasto a dettare i tempi. In cucina è diverso, perché puoi sempre cercare di riparare, di aggiustare se sbagli qualcosa, hai un margine di correzione. Con i lievitati – conclude – questo non succede: quando un prodotto esce dal forno non c’è più niente da fare”.

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